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I 14 cibi più pericolosi da evitare assolutamente secondo Coldiretti

Coldiretti è la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana. Questa prestigiosa istituzione ha recentemente divulgato una lista, basata sui rischi alimentari verificatisi nell’Unione Europea, sui cibi più pericolosi importati in Italia. Molti alimenti, infatti, hanno causato allarmi per la presenza oltre i limiti di legge di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine, additivi chimici e coloranti.

Secondo Coldiretti i Paesi che hanno ottenuto più segnalazioni sono la Turchia con 2.925 per prodotti non conformi, seguita dalla Cina con 256 e dall’India con 194 segnalazioni. Fuori dal “podio” gli Stati Uniti con 176 e la Spagna con 171 segnalazioni.

Tutte realtà con cui l’Italia commercia abitualmente, ed è per questo ancora più importante informarsi sulla provenienza dei cibi, controllando sempre le etichette e comprando prodotti in cui la provenienza è certificata.

Tutto questo fa ancora più rabbia perché, ribaltando la prospettiva, il nostro Paese è quello con meno segnalazioni della classifica riguardo la presenza di residui chimici irregolari (0.5%), perfino rispetto alla media dell’Unione Europea che è dell’1,7%. Ma quali sono gli alimenti più a rischio che vengono importati nel nostro paese, e quindi a cui dobbiamo fare più attenzione?

Vediamo insieme quali sono i cibi a cui fare più attenzione secondo Coldiretti:

CARNE DI POLLO

Purtroppo pare che in cima alla lista di alimenti a cui sia necessario fare attenzione si trovino gli alimenti più comuni. Arriva dai Paesi Bassi e dalla Polonia, la carne di pollo segnalata nella black list di Coldiretti. Rispettivamente si trova al 14° posto (15 segnalazioni) e all’8° (53 segnalazioni) posto della classifica e la ragione è la possibilità di contaminazioni microbiologiche.

La carne di pollo polacca ha anche una specificazione sul tipo di contaminazione “salmonella“. Ecco perché è importante assicurarsi sempre di acquistare prodotti di qualità con la certificazione bio.

NOCE MOSCATA

La noce moscata proveniente dall’Indonesia si trova al 13° posto della classifica stilata da Coldiretti, con ben 25 segnalazioni che indicano la presenza aflatossine oltre i limiti indicati dalla legge e un certificato sanitario carente. Le spezie e la frutta secca sono i principali ingredienti inseriti nella lista, come vedremo in seguito, quindi è importante controllare la provenienza anche di prodotti chiusi e ben conservati.

Come sempre è importante assicurarsi di acquistare prodotti di qualità e di provenienza sicura anche se occorre spendere qualche euro in più. Il proprio benessere non ha prezzo.

ALBICOCCHE SECCHE

Il primo, ma non ultimo, prodotto importato dalla Turchia, si trova al 12° posto. Si tratta delle albicocche secche e disidratate, il cui consumo è molto diffuso soprattutto nel periodo natalizio. Quelle turche in particolare hanno ricevuto 29 segnalazioni a causa della presenza di solfiti oltre i limiti consentiti.

Anche se generalmente il loro consumo è indicato per alcuni dei valori nutrizionali che contengono, in generale è meglio fare attenzione non solo alla provenienza ma anche alla data di scadenza e alla qualità delle stesse, optando per marchi conosciuti e già provati.

PEPERONCINO

Proviene invece dall’India il prodotto che si trova all’11° posto della classifica. Il peperoncino indiano infatti ha ricevuto ben 31 segnalazioni per aflatossine e salmonella oltre i limiti previsti dalle normative. In questo caso, quindi, se siete amanti di questa spezia vivace, meglio optare per prodotti locali dalla provenienza certificata.

Il peperoncino ha incredibili proprietà e viene coltivato anche in Italia con produzioni, anche locali, capaci di soddisfare i palati più coraggiosi. Volendo, potreste anche provare a coltivare il vostro peperoncino sul balcone di casa per essere ancora più sicuri che non comporti effetti collaterali.

SEMI DI SESAMO

Sempre se proveniente dall’India, è necessario fare attenzione alla frutta secca. In particolare, delle analisi condotte su alcuni lotti di semi di sesamo, una delle principali fonti vegetali di calcio, hanno segnalato una contaminazione da salmonella.

Se si vuole assumere questo alimento e lo si vuole integrare nella propria routine quotidiana è sempre bene scegliere un prodotto biologico certificato spendendo anche qualcosa in più, poiché i semi di sesamo sono tra i principali allergeni ed è quindi consigliabile non risparmiare se in gioco c’è qualcosa di importante come il proprio benessere.

FRAGOLE

Paradossalmente, anche un frutto così comune e amato come le fragole è stato segnalato per alcuni rischi a esso connessi. Coldiretti infatti mette in guardia anche su frutta e verdura che arrivano dalle coltivazioni dell’Egitto. In  particolare, nella lista nera compaiono fragole, arance, melagrana.

Il Rapporto 2015 sui Residui dei Fitosanitari in Europa parla chiaro: su questi alimenti sono stati rilevati residui chimici, coloranti e additivi fuori norma. Ecco perché non bisognerebbe acquistare questi alimenti fuori stagione, soprattutto se non ne viene indicata la provenienza precisa e non sono provvisti di certificazione bio.

PISTACCHI

Al 10° posto e al 5° posto della classifica stilata da Coldiretti dopo una serie di studi, troviamo i pistacchi, un altro alimento molto amato anche in Italia e largamente consumato. Questo particolare alimento infatti viene impiegato in moltissime ricette, da quelle salate a quelle più dolci e molti non possono proprio farne a meno. Il numero dieci della lista è il pistacchio proveniente dalla Turchia, in particolare, con 32 segnalazioni, mentre al quinto posto quello dell‘Iran con 56 segnalazioni, entrambi per aflatossine oltre i limiti di legge.

Il pistacchio però è un prodotto proprio di alcune zone del nostro Paese, spesso provviste di certificazione di qualità. Ecco quindi che sarebbe meglio fare attenzione alle etichette e privilegiare le coltivazioni locali, o quantomeno su territorio nazionale.

ARACHIDI

Occupano il 9° posto della classifica di Coldiretti le arachidi provenienti dagli Stati Uniti. Con un totale di ben 33 segnalazioni, sono incluse nella lista a causa delle aflatossine presenti oltre il limite di legge consentito. Gli Stati Uniti non sono però il Paese di provenienza più segnalato. Infatti sempre riguardo le arachidi, la Cina occupa il posto più alto in classifica.

Con 60 segnalazioni per aflatossine oltre i limiti si trova al 3° posto della blacklist. Soprattutto nei periodi di festa, dove il loro consumo è certamente più alto, è bene quindi controllare con attenzione l’etichetta delle confezioni, e accertarsi di non acquistare prodotti scadenti e che potrebbero comportare dei rischi per la propria salute.

NOCCIOLE

Ancora una volta torniamo a parlare di frutta secca. Le nocciole in arrivo dalla Turchia hanno ottenuto un numero totale pari a 37 segnalazioni per aflatossine oltre i limiti previsti dalle leggi e si trovano all’8° posto della classifica stilata da Coldiretti.

Anche le nocciole, come molti altri prodotti presenti in questa lista, si trovano largamente prodotte in Italia. Anzi, c’è di più. Alcune coltivazioni di nocciole hanno anche il presidio Slowfood di qualità, come ad esempio la Nocciola tonda gentile della zona delle Langhe, in Piemonte. Sono buonissime e sicure!

FICHI SECCHI

I fichi secchi, altro baluardo delle cene delle festività, sono al 6° posto della classifica dei cibi più pericolosi da consumare redatta da Coldiretti. È quasi impossibile infatti, durante il periodo natalizio in particolare, non trovarne una confezione sulla tavola o in dispensa.

Eppure, nonostante abbiano tra l’altro molti nutrienti positivi, anche qui occorre prestare molta attenzione non tanto al loro consumo, quanto alla loro provenienza. Se provengono dalla Turchia, infatti, meglio evitare di acquistarli, perché purtroppo hanno ottenuto un totale di 53 segnalazioni per aflatossine oltre i limiti di legge.

PEPERONI

Si tratta sicuramente di un alimento a cui molti non avrebbero mai pensato, eppure è così. Anche alcune verdure e ortaggi sono stati segnalati da Coldiretti come potenzialmente pericolosi e dannosi. Sempre dalla Turchia e al 4° posto della classifica troviamo i peperoni, che hanno ricevuto ben 56 segnalazioni a causa dei livelli di pesticidi presenti oltre i limiti di legge consentiti.

Bisogna specificare che l’utilizzo dei pesticidi è consentito in misura diversa in differenti Paesi e ognuno di essi ha una legge molto chiara sulla quantità e sulla tipologia di pesticidi di cui è ammesso l’utilizzo.

INTEGRATORI/DIETETICI

Ma non si tratta solo di prodotti e alimenti “naturali”. Infatti, il secondo posto della classifica sui cibi più pericolosi di Coldiretti è occupato dagli integratori e dai prodotti dietetici, in arrivo direttamente dagli Stati Uniti, la patria per eccellenza di molte tendenze fit e diete dimagranti che si promettono miracolose.

In questo caso specifico, gli ingredienti che sono stati segnalati ammontano a ben 93. Parliamo di quelli non autorizzati dalle nostre leggi e riguardano in particolare i novel food, anch’essi disciplinati da un regolamento ben specifico previsto dall’Unione Europea.

IL PANGASIO DEL VIETNAM

Ormai mangiare pesce buono, sano e di qualità è diventato molto difficile, anche se allevato o pescato nelle acque del nostro mare. Anche queste ultime, infatti, presentano livelli di inquinamento molto alti che influiscono parecchio sulla qualità del pescato. Secondo questa ricerca, il pangasio proveniente dal Vietnam sarebbe da evitare caldamente.

In questi prodotti, apparentemente innocui, che finiscono sulle nostre tavole sono stati trovati alti livelli di metalli pesanti. Per questo motivo Coldiretti ha segnalato il pangasio tra gli alimenti che andrebbero evitati perché potenzialmente dannosi per la nostra salute.

IL PESCE DALLA SPAGNA AL PRIMO POSTO TRA I CIBI PIÙ PERICOLOSI

Al primo posto della classifica, come cibo più pericoloso segnalato da Coldiretti, c’è il pesce importato dalla Spagna. Principalmente si tratta di pesce spada e tonno provenienti dalla pesca in quelle zone e importati poi in Italia. Perché risultano al primo posto?

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